È vivo nel cuore d’ogni Calatafimese il legame nei riguardi della tradizionale processione notturna in onore della Vergine Maria Immacolata, ovvero la "Mmaculatedda". Tale tradizione è legata al nome di mastro Vincenzo Avila che, dopo aver acquistato un’effigie in carta pesta della Vergine da tenere a casa sua, decise di farla benedire all’alba dell’8 dicembre, a conclusione della novena. Pertanto insieme ad altri suoi colleghi calzolai trasportarono di notte, prima dell’inizio delle sacre funzioni, il Simulacro presso la chiesa di San Michele. Questa processione privata si ripeté ogni anno.
Man mano che anche il popolo si andava affezionando a questo simulacro, il solitario trasporto divenne via via un vero e proprio corteo, il quale passando gli anni, andava acquistando sempre più forza spirituale, per il consistente numero di fedeli che vi partecipavano, tanto che, vista la devozione a questa piccola statua dell’Immacolata, si pensò di condurla processionalmente per le vie del paese, secondo il solito percorso processionale.
A questa affascinante processione, rimasta immutata dalle origini sino ad oggi, partecipano a dismisura fedeli di ogni condizione sociale ed età. Infatti, a differenza delle altre processioni di Calatafimi, non vi è alcuna distinzione in ceti, non vi è alcuno stendardo, tutti partecipano come popolo di Dio unito attorno a quell’unico legame che è Maria.
Durante la processione, sono molto affascinanti e insite di fede le invocazioni popolari, che vengono scandite con una speciale modulazione durante il tragitto: nel momento in cui il fedele si volge, indicandolo con destra elevata, verso il simulacro della Madonna e con voce possente invoca Maria, tutti tacciono, aspettando impazienti, di poter rispondere con entusiasmo il rituale "Viva Maria Mmaculata".
E se per caso, o perché distratti o perché prevalsi dal sonno, qualcuno dimentica o si dimostra restio nel rispondere alle invocazioni, colui che le proclama subito interviene con l’ironica invocazione "E chi semu surdi e muti", che, oltre a suscitare un sottile sorriso, ridesta la mente e sprona ad inneggiare alla Vergine Maria.
Le artificiose armonie dei tamburi, che con impeto squarciano il silenzio della notte, fermentano l’animo di ciascuno, riuscendo anche ad appassionare e trascinare colui che da spettatore viene immerso in una dimensione sublime di piena esplosione di fede.
Ma la "Mmaculatedda", senza nulla togliere al fervore religioso, è anche un’importante manifestazione folkloristica: già nelle settimane precedenti tutto il popolo Calatafimese si unisce in comitive per organizzare la "Tavulidda" un’abbondante cena che s’inizia la sera del 7 dicembre e dura buona parte della notte fino a quando lo scampanio delle campane della chiesa di San Michele, nel cuore del centro storico, richiama tutta la popolazione a sistemarsi ciascuno con la propria "ciaccula" dietro la statua della Madonna pomposamente addobbata di fiori e a dare così inizio alla processione. Sono le 4:00 dell’8 dicembre e tutti, assonnati, iniziano il corteo; ma basta il grido "Trema lu `nfernu e trionfa Maria" oppure "Sintennu lu nnomu di Maria lu `nfernu trema" che tutti ritrovano l’energia per procedere nelle vie del paese e per radunarsi tutti assieme davanti la chiesa di San Michele per il rogo finale di quello che è rimasto delle "ciaccole".
Fonte: Pro Loco di Calatafimi Segesta
Mmaculatedda, Storia, fede e tradizione – Calatafimi (TP) Sicilia
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